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Uccelli che parlano con l’uomo
In alcune zone dell’Africa, gli uomini e gli uccelli hanno imparato a “parlare” tra loro per andare a “caccia” di alveari. Gli uni cercano il miele, gli altri la cera. Si aiutano a vicenda da migliaia di anni, ma perché?
“L’aspetto fondamentale è che questi uccelli sono tanto intelligenti da aver stabilito una modalità di comunicazione specifica per ogni insediamento umano.”

“Gli uccelli del miele hanno deciso liberamente di collaborare con noi, e noi con loro.”
Honeyguides, guide in cambio di cera
In alcune zone dell’Africa subsahariana e dell’Asia, vivono piccoli uccelli di colore bruno con un talento sorprendente: sono in grado di comunicare con noi umani.
Si sono guadagnati il soprannome di “Honeyguides” perché, per secoli, hanno agito come nostre guide, aiutandoci a localizzare i favi pieni di miele. Lo fanno per ottenere, in cambio, la cera, uno dei loro alimenti preferiti.
Infatti, già nel XVI secolo il missionario portoghese Joa Dos Santos scrisse di questa specie di uccello. Egli scoprì che l’uccello veniva a beccare la cera delle candele nella sua chiesa e poi guidava la tribù locale ai favi appesi agli alberi.
Strategia win-win
Agli uomini piace il miele. Gli Honeyguides amano la cera. Noi sappiamo come spaventare le api utilizzando il fumo (bruciando germogli e foglie della foresta), e loro sono in grado di localizzare i favi con facilità.
Era chiaro che lavorare insieme avrebbe portato benefici a entrambe le specie. Una vittoria in tutti i sensi. Ma una cosa era necessaria: dovevamo parlare la stessa lingua per poter comunicare.
I piccoli honeyguides sono capaci di emettere un richiamo specifico per attirare l’attenzione delle persone. Poi volano da un albero all’altro per mostrarci dove c’è un favo. Noi umani siamo molto utili per loro, perché sappiamo come allontanare le api arrabbiate e prendere i favi. Poi ciascuno avrà la sua parte di bottino: il miele per noi, la cera per loro.
Noi umani abbiamo imparato a “parlare con gli uccelli”.
La cosa buona è che non sono solo gli uccelli da miele che ci cercano per andare a caccia di favi insieme. Abbiamo anche imparato a chiamarli, emettendo un suono che è una via di mezzo tra il canto di un uccello e il ringhio di un cane. Un segnale curioso al quale questi piccoli uccelli rispondono efficacemente.
Clicca qui per ascoltare il richiamo.
La cosa più sorprendente, però, è che non tutte le tribù africane usano lo stesso richiamo per chiedere l’aiuto degli uccelli del miele, ma in tutti i casi riescono a comunicare con loro.
La conclusione è che questi uccelli sono abbastanza intelligenti da aver stabilito una modalità di comunicazione caratteristica per ciascun insediamento umano.
Ti aiuto perché voglio
La collaborazione tra l’uomo e gli uccelli da miele è un esempio molto curioso di mutualismo tra uomo e animali selvatici, che non sono stati precedentemente addestrati.
Vale a dire che nessuno si è mai messo ad addestrare un uccellino per insegnargli a guidarlo verso un favo.
Gli uccelli del miele hanno deciso liberamente di collaborare con noi, e noi con loro.
Il mutualismo si verifica quando due specie diverse collaborano per beneficiare l’una dell’altra e migliorare il loro adattamento biologico. Una scelta di vita molto sostenibile e interessante.
Le relazioni mutualistiche sono cruciali in natura, ma per quanto ne sappiamo, l’unica collaborazione mutualistica comparabile tra un animale selvatico e la nostra specie riguarda i delfini. In alcune parti del mondo, questi mammiferi marini aiutano i pescatori a spingere i banchi di cefali nelle loro reti perché, durante l’operazione, possono prenderne di più per loro.
In ogni caso, sia i delfini che gli uccelli da miele ci insegnano che mettere in comune i talenti moltiplica sempre i risultati.
Morale
La comunicazione è la base della cooperazione.
Learning from Nature
GLI ANIMALI CI
RENDONO PIÙ UMANI
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